Abbadia San Salvatore

Abbadia San Salvatore

Il paese e la sua storia

Il borgo, si forma in rapporto alla presenza della potente abbazia di San Salvatore, di cui, non a caso, ne porta ancora il nome, e ne segue le alterne vicende di gloria e di inevitabile decadenza fino a tutto il XVIII secolo.

La successiva vicenda storica e lo sviluppo del paese si lega alle miniere di cinabro ed alla distillazione del mercurio.
Ora Abbadia, che rappresenta a tutt’oggi “La capitale dell’Amiata”, situata a ben 829 metri di quota, si presenta quale porta principale per l’accesso alle folte faggete della vetta ed agli impianti invernali, al pari di Arcidosso, sul versante grossetano, per gli splendidi boschi di castagno, quindi sta maturando la sua definitiva funzione turistica.

I Badenghi (così si chiamano gli abitanti di Abbadia S. Salvatore), stanno ancora una volta dimostrando la loro capacita’ di intelligente adattamento alle risorse della montagna su cui abitano.
Oggi il viandante, passeggiando nelle strette vie del centro antico di Abbadia, e precisamente nel quartire La Castellina, del borgo fortificato, può godersi scorci che si aprono su piazzette raccolte e silenziose, può ammirare edifici costruiti, come ogni altra cosa, in scura trachite, roccia vulcanica, tanto che si ha quasi l’impressione di aggirarsi nei meandri di un luogo assolutamente alieno ed inusuale. L’architettura è sobria ma gradevole e presenta architravi spesso recanti incisioni e riferimenti ai mestieri degli antichi occupanti.

Nel dedalo delle viuzze, si affacciano palazzi tardo medioevali, ma anche rinascimentali, tutti armonicamente disposti.
All’sterno della parte più antica, la chiesa della Madonna dei Remedi, del XVII secolo e quella cinquecentesca della Madonna del Castagno. Sulla strada dell’Amiata, sorge la chiesetta dell’Ermeta.

ORIGINE STORICA
L’archeologia, ha confermato con lo studio degli insediamenti sul versante orientale della montagna e dell’alta Val d’Orcia, che è la presenza della via francigena e del potente monastero di San Salvatore, la ragione che fa sviluppare l’Amiata fin dall’ VIII secolo. I siti rilevati, si collocano inizialmente nella fascia di fondovalle, tra i 400 e i 600 metri di altitudine, quali punti di fermata e ristoro per i viandanti diretti inizialmente verso i ducati meridionali dei longobardi, e nelle epoche successive, diretti in pellegrinaggio a Roma.

In questo periodo di dominazione longobarda, la parte orientale del monte Amiata, si presume inserita in uno dei potentati dell’Italia Centrale e più precisamente quello di Chiusi, che coincideva anche con una specifica diocesi pontificia.

Il primo documento certo della presenza dell’Abbazia, risale al 770, ma sembra che la medesima sia stata voluta dal re longobardo Rachis, salito al trono nel 740, che in omaggio al potere di papa Gregorio III, promosse la costruzione di numerosi monasteri nei suoi territori, e tra questi, nel 742 la riorganizzazione del monastero di San Salvatore. Altri documenti informano infatti che il monastero era gia’ conosciuto e attivo da vari anni prima della discesa di Carlo Magno, la cui permanenza nell’abbazia è certa, per cui è lecito presumere che il monastero sorse sicuramente nei primi decenni dell’ottavo secolo.

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